Legittima la pretesa del Comune, mirata ad ottenere il pagamento dell’IMU arretrata
Se moglie e marito risiedono in due Comuni diversi, vengono meno i presupposti per riconoscere l’agevolazione fiscale in materia di IMU prevista per la prima casa. Nella vicenda in esame a essere terreno di scontro è l’immobile in comproprietà tra i due coniugi e in cui risiede, in realtà, solo il marito. Il Comune punta a vedere revocata l’agevolazione fiscale concessa in origine e passare perciò all’incasso dell’IMU arretrata. A riconoscere le ragioni dell’ente locale sono i giudici della Cassazione, ponendo in evidenza un dato pacifico, ossia che i due contribuenti, marito e moglie, hanno residenza anagrafica in Comuni diversi. Nello specifico, l’uomo risiede nell’immobile intestato in comproprietà a lui e alla moglie, mentre quest’ultima ha spostato la propria residenza nel Comune dove svolge la propria attività lavorativa. I magistrati sottolineano che a consentire di usufruire del beneficio fiscale previsto per l’abitazione principale (e per le relative pertinenze) è la sussistenza del doppio requisito della comunanza della residenza e della dimora abituale di tutto il nucleo familiare nell’immobile per il quale si richiede l’agevolazione. E questo principio è derogabile, aggiungono i giudici, solo nel caso di immobili che insistono nel medesimo territorio comunale. (Ordinanza 38672 del 6 dicembre 2021 della Cassazione)