Guardia medica condannata per avere chiesto alla paziente di recarsi in ambulatorio

Respinta illegittimamente la richiesta di visita domiciliare avanzata dal marito della paziente

Guardia medica condannata per avere chiesto alla paziente di recarsi in ambulatorio

Condannato l’operatore sanitario in servizio di guardia medica che non aderisce alla richiesta di intervento domiciliare e consiglia invece l’assunzione di farmaci da banco e una successiva visita in ambulatorio. Nella vicenda in esame a chiedere l’intervento è un marito alle prese con i forti dolori addominali lamentati dalla moglie, dolori così intensi da non consentirle di reggersi solidamente in piedi. Alla richiesta dell’uomo di una visita domiciliare, però, il medico oppone un netto rifiuto, che gli costa ora una condanna per avere indebitamente non compiuto un atto del proprio ufficio. I giudici annotano comunque che il medico ha formulato delle sue valutazioni tecniche collegate al problema sottopostogli e ha invitato la paziente a recarsi presso la guardia medica, dove l’avrebbe visitata. Perciò non può affermarsi che non abbia aderito, in maniera del tutto pretestuosa o aprioristica, a una richiesta di intervento domiciliare urgente, ma, viene aggiunto, in assenza di altre esigenze – non addotte e non emerse – del servizio, come, ad esempio, altre richieste di intervento e altri pazienti in attesa, che potessero produrre un conflitto di doveri, non vi era ragione perché il medico non si recasse al domicilio della paziente per un intervento personalizzato, anche perché al medico non furono rappresentati semplici dolori addominali ma dolori atroci e l’inefficacia terapeutica del paracetamolo assunto, situazione coerente, quindi, con il successivo accertamento di una peritonite. (Sentenza 748 del 12 gennaio 2022 della Cassazione)

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